NEL CUORE DELLA MEDINA FRA IL SOUK E LA QASBA : JEEMA EL FNA

Capita, nell’ esperienza di ogni viaggiatore, di imbattersi in un luogo che più degli altri riesce a entrare nel cuore, estasiarlo e fermare il tempo.

Uno di questi potrebbe essere la Medina di Marrakech, centro nevralgico e spirituale della città, un via vai di persone, frenetico e disordinato, che da più di mille anni contraddistingue il quartiere più antico.

Camminando in questo immenso labirinto, che altro non è che un mercato a cielo aperto, i sensi vengono pervasi e invasi dalla vista di colori brillanti , dai suoni degli strumenti tradizionali e dall’ intenso e inconfondibile profumo delle spezie , ineguagliabile, l’odore della carne in umido, le proprietà dell’olio di argan, i luoghi sacri.

Impossibile non lasciarsi avvolgere e stravolgere, impossibile non lasciarsi abbracciare dall’ incanto.

Marrakech, ” la città rossa” per i colore dei suoi edifici, dipinti nel rispetto dei rigori urbanistici è una città in continua evoluzione, che sta cambiando il proprio volto cercando di mantenere un equilibrio fra passato e presente e sembra attraverso i suoi vicoli voler ricondurre per forza, quale percorso obbligato all’ ombelico del mondo: Jemaa El Fna, la piazza principale.

C’è chi afferma che non sia sufficiente una vita intera per conoscerla.

Una cosa è certa , fra incantatori di serpenti e mercanti di ogni genere questo luogo rappresenta il cuore genuino e la vera magia africana.

Al mattino questo palcoscenico si veste di silenzio e a sorvegliarla la Moschea di Koutoubia, che si staglia proprio di fronte, da cui, cinque volte al giorno parte il Muezzin che ricorda ai fedeli il tempo della preghiera.

Con il passare delle ore la piazza si anima, vengono allestiti alcuni banchetti fino all’ incontro del blu che prima si sfiora, poi si tocca e infine si fonde con l’ arancione, mentre luci e lanterne si accendono ridisegnando i contorni.

Il cielo prende fuoco sull’ ora del tramonto , l’ odore intenso del tè alla menta che inzuppa l’ aria , le emozioni tangibili di questa Babele , un ‘ esperienza unica sensoriale quotidiana, reale e fantastica al tempo stesso, a tratti cristallizzata nelle proprie tradizioni.

Il sorgere della magia.

Anche se oggi ha la connotazione di un luogo festoso, il suo epiteto, Jemaa El Fna significa raduno dei morti e anticamente era il posto preposto per le pubbliche esecuzioni.

Fra musicisti, venditori di acqua e cantastorie la giornata di questa piazza scorre in un caleidoscopio umano difficile da riscontrare altrove.

Qui , geograficamente, ha origine l’ incontro perfetto fra la Qasba e il Souk che già nel nome possiede qualcosa di misterioso e seducente evocando palmeti , carovane e spie internazionali.

Racchiuso in una cinta di mura più volte allargata per comprendere le successive espansioni della Medina, è il cuore della città, un dedalo di botteghe e negozi, un ambiente unico e surreale anche da un punto di vista olfattivo dove regnano gli odori dell’ Oriente.

Alle spalle della piazza altro simbolo della città, i Giardini di Majorelle.

Creati negli anni venti dal pittore francese che fu ” soggiogato” dalla bellezza del luogo a tal punto da acquistare un palmeto , curati con passione che ha già una tradizione secolare, all’ interno uno studio d’ arte in stile art deco interamente di colore blu ( il blu mogador).

Alla sua morte, dopo un periodo di decadimento, tornano allo splendore per mano di Yves Saint Laurent che se ne innamorò; ancora presente la sua villa.

Una curiosissima vasca ricchissima di enormi pesci rossi si trova a fianco del museo berbero.

Alle porte del Sahara, stregati dagli incantatori si serpenti , fra i gioielli berberi e il tè alla menta, Marrakech regala e deposita a chi vorrà sostare la sua magia senza tempo.

” Dove posi il tuo tappeto, là è la tua casa” ( proverbio marocchino).

Francesca Valleri