L’ISOLA DEL SILENZIO: ” PLANARIA”

Ci sono luoghi nel mondo che per bellezza possono essere assimilati e definiti scampoli di paradiso ed altri che possono rievocare angoli di inferno: Pianosa racchiude entrambe le prospettive.

Per dimensioni è la quinta isola dell’ Arcipelago toscano, per aspetto risulta piatta, tant’è che i romani la chiamavano la ” Planaria”, ad oggi dichiarata Parco Nazionale è soggetta a divieti di ancoraggio, sosta e pesca che le permettono di mantenere inalterato l’ ambiente marino.

A colpo d’ occhio si palesa con muro grigio intervallato da torri di guardia , un territorio brullo che durante le ere glaciali era unito all’ isola d’ Elba ed un fascino originale quasi da sembrare un day after implementato da una situazione di bellezza e colore unico.

Poggiare i piedi su questo lembo di terra sembra far avviare un viaggio a ritroso.

Sentieri pungenti e aspri , sabbie e rocce che emergono dal terreno, cespugli spinosi e piccoli arbusti che si palesano, i cormorani a guardiani ritti sugli scogli, i delfini che nuotano in lontananza e un profumo di camomilla che pervade l’ aria.

L’ isola di Planaria era già menzionata nelle opere di eruditi e storici latini; Tacito la richiamava spesso a proposito di Augusto, Marziano Cappella la definì l’ ” ingannatrice dei naviganti” , Ottaviano ci esiliò il nipote, mentre la reclusione di Agrippa fu allietata da una ristretta cerchia di amici.

Dal Medioevo al Rinascimento diventa terra di conquista e passa dal controllo delle Repubbliche marinare di Pisa e Genova, a quello delle famiglie nobiliari toscane, fino alle mani dei pirati; a metà del Cinquecento fu invasa dai saraceni comandati dal pirata Dragut che fece una strage mentre Napoleone vi fece il primo sopraluogo quando l’ isola era completamente disabitata.

Per mano del Granduca Pietro Leopoldo, a metà dell’ Ottocento, prese vita la prima colonia penale mandando in esilio alcuni detenuti fiorentini; la muraglia di cemento fu eretta quando il carcere si trasformò in un penitenziario di massima sicurezza nel quale fu recluso anche quello che sarebbe stato il futuro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.

Dalla chiusura della casa circondariale, l’ isola ha subito un lento ma costante abbandono che conferisce al tutto un fascino particolare tinteggiato da un filo di inquietudine che si deposita regalando un’ atmosfera surreale.

Il paese ha l’ aspetto di una piccola fiamma che lentamente si consuma ma non è privo di quell’ alloure che fa intuire ancora quale dovesse essere la sua bellezza negli anni in cui rigurgitava di vita.

La leggenda delle sue origini narra di un monile di perle sfilatosi dal collo di Venere e sprofondato nelle acque del Tirreno.

In questo mito sopravvive un fondo di verità perché è indubbio che questo lembo di terra sia una perla di rara bellezza incontaminata.

Pianosa ha subito un destino forte e feroce a modo suo ma rimane, nonostante tutto, una scenografia a cielo aperto, un fazzoletto di terra immerso nel blu.

Francesca Valleri