GLI EFFETTI DELLA QUARANTENA

Durante la quarantena, reclusione forzata, siamo stati derubati delle nostre vite (registrando anche innumerevoli perdite). Siamo stati derubati della libertà, quale condizione di agire senza costrizioni, e abbiamo assistito alla strumentalizzazione del dolore, sentimento intimo e privato da custodire.

Sono stati spesi fiumi di inchiostro.

Politicamente su ciò che si poteva fare, modalità ed intervento, trasformando il peso delle nostri opinioni in mere chiacchiere da bar.

Umanamente abbiamo elargito ed abusato di parole (tante) forti, quali “eroi”, “angeli” nei confronti dell’intero mondo sanitario, per poi, terminata la fase più violenta ed acuta, collocarlo in un foglio excel  di possibili negligenze, errori, ritardi.

Ob torto collo abbiamo peccato di memoria, trasformandoci in traditori.

Individualmente abbiamo consumato intere pagine di aforismi; inizialmente tutti fratelli e sorelle in una comunità consolante e consolatoria.

Ma si sa…il miglior corridore è quello che si palesa negli ultimi cento metri.

Ci siamo dipinti come cappuccetto rosso nel bosco.

All’inizio.

Ma poi…

Di tutto questo tempo, solitudine, dolore, strazio, cosa ne abbiamo fatto?

Che sorte abbiamo destinato ai buoni propositi?

Le parole si sono sostituite con “imparato”?

Un imparare maturo, consapevole, compreso.

“Imparare” è un esercizio d’amore nei confronti di noi stessi. L’andamento delle nostre vite, nell’ultimo periodo , ha seminato il cambiamento dentro di noi, che non deve per forza affondare le proprie radici nell’ostentato buonismo.

Se lo destrutturiamo da tutti i pregiudizi e dal politicamente corretto, il cambiamento si mostra come la nostra miglior spinta propulsiva e naturale accettazione. Tutto ciò che rafforza un’opinione, una sensazione, un pensiero è degno di nota.

Ho imparato che questo silenzio dovrebbe farci sentire la nostra voce. A riconoscere il tempo, anche quello di una pausa da noi stessi.

Ho imparato a scegliere la situazione più giusta, non quella più comoda. Ad accettare la sfida e l’opportunità che ne deriva, dimostrando anche accettazione nel consegnarsi al flusso naturale degli eventi.

Ho imparato la solidarietà; tutto il mondo è paese. Tutto il mondo e l’umanità hanno di fronte la stessa prova e l’identica paura.

Ho imparato che non c’è un insegnamento identico per tutti. C’è al limite una presa di coscienza che siamo chiamati ad assolvere, ognuno secondo le proprie capacità e volontà.

Sarebbe da considerare un ottimo risultato se, dopo tutto questo, dopo la quarantena, avessimo ‘solo’ imparato il verbo “imparare.