LA MATITA E IL ” suo” gIALLO

Dentro un astuccio, sulle nostre scrivanie o semplicemente se buttiamo anche distrattamente un occhio sul tavolo ci troveremo sicuramente una costante; la matita, quella di legno verniciata di giallo.

La sua storia risale intorno alla metà del cinquecento, dopo la scoperta del primo giacimento del minerale poi chiamato ” grafite” ( dal greco ” graphein” , scrivere), avvenuta nella contea britannica di Cumbria.

Questo materiale, adottato fin da subito anche per tracciare lettere e numeri, ad esempio per contrassegnare il bestiame, all’ inizio veniva maneggiato avvolgendolo intorno a della stoffa.

E’ stata la musa ispiratrice di Paulo Coelho per il racconto ” La storia della matita”, tratta dal libro ” Sono come un fiume che scorre”.

Lo scrittore osservando un lapis sulla propria scrivania si è spinto oltre la grafite immaginando una nonna scrivere delle righe al proprio nipote con questo pezzettino giallo; con parole semplici ci ha regalato un racconto di crescita personale e spirituale.

La matita è la metafora perfetta della nostra vita … lasciamo un segno nel mondo e nelle vite altrui scrivendo ” semplicemente ” la nostra storia.

Questo lapis possiede cinque qualità; se riusciremo a trasporle nell’ esistenza, saremo sempre persone migliori.

” …di tanto in tanto devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E’ un’ azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma alla fine essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore”.

La matita al di là della sua personalissima storia rappresenta l’ archetipo del design e di un modello mentale con il suo colore.

Nicolas Jacques Contè partorì l’ idea di usare grafite in polvere , decisamente meno costosa e di mischiarla con l’ argilla, impacchettandola nel legno assecondando così la richiesta di strumenti che non sporcassero le mani durante l’ utilizzo.

Il legno dunque rappresenta una scelta pratica e non ” romantica” ma il fatto di concepire il lapis per un pubblico più ampio che abbracciasse non solo gli artisti, rese Conté un vero e proprio designer.

Probabilmente, la scelta di colorarla di giallo fu un’ astuzia messa in campo per coprire le imperfezioni del legno; per un mezzo così economico come la matita veniva utilizzato un taglio non pregiato che presentava evidenti imperfezioni.

Il bagno di colore aveva lo scopo di nasconderle.

Perché la scelta sia ricaduta proprio sul ” giallo industriale” racchiude svariate ipotesi.

Per alcuni il movente sarebbe nazionalistico, il colore dell’ impero austroungarico, per altri un ” legame” che potrebbe rimandare alla Cina , paese da cui proviene la grafite e dove il giallo rappresenta il colore della famiglia imperiale.

Fatto sta che la matita di per sé ci regala un aspetto romantico: a mano a mano che la usiamo la punta si assottiglia, il tratto diventa più largo e morbido regalandoci un tracciato inaspettato e occasioni non contemplate né immaginabili, una vera e propria sorpresa… un pò come la vita!

Ecco che la tonalità, il colore si trasforma nella società moderna come una vera e propria idea, un’ aspettativa e non più solo un’ associazione mentale.

Il nodo cruciale fra colori e cose sta proprio nella sedimentazione della tinta nella nostra scatola della memoria collettiva anche quando i veri significati, quelli delle origini, sono andati ad affievolirsi o addirittura persi.

Pensiamo ai ” Girasoli ” di Van Gogh, alle Pagine Gialle o ai taxi newyorkesi.

L’ elenco di tutte le icone gialle sarebbe sconfinato!

La tinta, per chi ha vissuto prima dell’ avvento della società di massa è una visione totalmente diversa rispetto a quella di un pittore del settecento; per ogni campo di applicazione il colore è stato la costruzione di un primo linguaggio.

L’ intersezioni di queste modalità di comunicazione hanno creato una specie di vasi comunicanti fra i vari mondi così che un’ artista dei giorni nostri utilizzerà il termine ” saturo” per individuare un colore vivace, oppure un designer farà suo il termine ” luminosità” mentre nella sfera della fisica sarà equiparata a ” brillantezza”.

Queste discrepanze sono fondamentali ed è sicuramente da augurarci che il mondo dello specialista e quello dell’ uomo di strada continuino il loro viaggio indisturbati e in parallelo.

Francesca Valleri