IRONIA: FACOLTÀ A NUMERO CHIUSO!

Lettera di Ironia

“Sono stata appellata con una moltitudine di aggettivi; tagliente, graffiante, socratica, acuta, pungente.

Paragonata alla sorella di sangue dell’intelligenza, a tratti definita come l’inizio della libertà.

Mi disvelo a voi e mi presento: sono l’Ironia.

Sublime, sfaccettata, sottile. Per molti ma non per tutti. Colei che rende più leggera la tua vita se saprai prendermi sottobraccio, capace di alleggerirti i dubbi esistenziali e le difficoltà quotidiane, disincantata e distaccata se saprai utilizzarmi in maniera appropriata e nella giusta misura dimostrerò arguzia ed intelligenza.

Letteralmente significo ‘dissimulazione’.

Socrate mi conosce molto bene!

Insieme a me è stato capace di smontare la presuntuosità dei sofisti e falsi sapienti, con i suoi paragoni a tratti ineleganti; il suo dubbio metodico ha condotto, con maestria, l’interlocutore a dubitare di ciò che riteneva certo, gettandolo nell’inquietudine e costringendolo alla ricerca costante.

Nella maggioranza dei casi, raramente vengo accettata e compresa.

Sono irriverente nel mio modo di dissimulare il pensiero attraverso le parole, che pur avendo un significato opposto rispetto a quello che voglio dire, lascio sottintendere il reale pensiero.

Tono di voce e mimica sono i miei strumenti prediletti.

Attenzione a non farmi degenerare, potrei risultare di cattivo gusto, ferire gratuitamente, trasformarmi in offesa o insulto.

Per favore, non confondetemi con il sarcasmo, dal sapore amaro, che mira a schernire ed umiliare.

Amo perversamente giocare con le parole e mi diverto a smascherare i falsi percorsi della mente.

Sono capace di farti fare un bagno di leggerezza in un universo a tratti grigio; aiuto a creare anche empatia fra gli esseri umani, riduco le distanze e sono rivoluzionaria.

Praticamente sono il sistema immunitario della tua testa, ridente e ricca di sottesi e sottintesi, con i quali genero lo sviluppo naturale del pensiero.

Per il cervello comprendermi è un affare piuttosto serio (!) … colpisco la parte dello stesso costringendolo all’azione per decodificare la battuta.”