INTRECCI DI SETA A FIRENZE

Il ” Milione”, capolavoro di Marco Polo, è la descrizione perfetta del primo esempio di globalizzazione: la via della seta.

” Non ho scritto neppure la metà delle cose che ho visto”.

La Cina, Gengis Khan, i mongoli , immaginandoci intere carovane che percorrono terre lontane con carichi di merci preziose.

Per quelle strade si sono incrociati oro, spezie, porcellane, tessuti e un’ infinità di persone e personaggi, quali esploratori, eserciti, mercanti e missionari.

La parola ” seta” ancora oggi è in grado di evocare eleganza, erotismo, lusso anche dopo più di cinquemila anni di storia ed è affascinante pensare che da alcuni bozzoli bianchi si potesse ricavare un filamento lucido, impalpabile, leggero.

Si racconta che la famiglia imperiale cinese non fosse rimasta solo sedotta dal piacere tattile di quel tessuto ma dal pensiero allegorico che tale materia fosse frutto di un ‘ interruzione di un processo per il piacere umano.

La via della seta rappresenta un intreccio meticoloso di percorsi, ottomila chilometri, un ponte virtuale fra asia Centrale, Medio Oriente, Corea, Giappone e proprio un reticolo di quei chilometri , che hanno viaggiato per due millenni è racchiuso alle porte di San Frediano, sulle sponde dell’ Arno, nel cuore di Firenze.

Uno scrigno prezioso, un luogo incantato l’ Antico Setificio Fiorentino.

” L’ Arte della Lana facci il navilio e pigliasi l’ entrata, passando esso navilio da Prato, Pistoia Serravalle” ( Codice Atlantico).

La “città del giglio”, ed in particolare i quartieri di San Frediano e Santa Croce possiedono molti toponimi che rimandano proprio alle attività controllate dall’ Arte della Lana; Via dei Tessitori, Via dei Cardatori, Piazza del Tiratoio.

Nel XII secolo, alcuni viaggiatori , probabilmente missionari cattolici, portarono la ” peluria bianca” , splendidi tessuti e in Toscana la seta diventò a poco a poco un’ inesauribile fonte di ricchezza, lavoro e arte.

Successivamente alcune famiglie nobili fiorentine dettero vita ad un grande laboratorio.

E’ un autentico gioiello, che racconta ancora oggi, al mondo intero il fascino della tradizione e dell’ eleganza al pari un monumento storico dove i telai, le stoffe e i macchinari non concedono una visione marginale dell’ uomo ma accentuano la sacralità dell’ artigianalità e della maestria.

Varcare la soglia di quel luogo significa fare un salto nel tempo, dove precisione e ritualità la fanno da padrona, dove i suoni dei telai non sono rumori ma battiti di cuore, dove i piedi che li muovono si trasformano in splendide mani di pittori nella costruzione di un disegno perfetto.

Nel laboratorio è ancora presente un telaio disegnato da Leonardo da Vinci.

La seta, dal suo fascino segreto e silenzioso, approdò a Firenze probabilmente nel periodo storico più consono, quello dei Medici , regalando broccati lucidi e rasi cangianti, pura espressione del bello e della prosperità che proprio Florentia stava vivendo.

Siamo ancora in presenza dell’ ermisino , scempio o doppio, la saia fiorentina, il raso turco che dal settecento vengono ancora prodotte in questa fabbrica dei sogni.

Lunga vita alla tradizione.

( Pensare che oggi la Via della Seta ha ben altro significato!).

Francesca Valleri