IN CAMMINO VERSO SANTIAGO

E’ il Cammino per eccellenza, una delle vie di peregrinazione più importanti della storia, a tal punto da essere considerata , dopo Gerusalemme e Roma, la terza città santa: Santiago de Compostela.

Definirlo è complesso poiché non esiste un unico modo di farlo o di pensarlo.

E’ un cammino, storicamente , a piedi , un pellegrinaggio cristiano ma non si limita solo a questo.

Ci sono credenti e non , cristiani o di altre fedi, unico comune denominatore è il desiderio di riscoprire e ascoltare la profondità del proprio cuore e della propria anima.

Poi c’è anche colui che è spinto dalla ricerca del trascendente e chi parte a causa di eventi o prove che la vita gli ha posto davanti; una perdita , un dolore o una gioia grande inattesa.

Racchiude una sfida personale, un’ esperienza silenziosamente intima, il sogno di una vita e potremmo aggiungere ancora altro a questa ” lista”.

Ognuno ci attinge ciò di cui ha bisogno e necessità.

Nasce intorno all’ anno mille , come percorso e questo significa che in oltre mille anni di storia si è dovuto modificare, evolversi e adattarsi a nuove sensibilità e credenze nel tentativo di non perdere la sua vera ragion d’ essere.

Lo scopo ” materiale” è il raggiungimento a piedi di Santiago de Compostela e la tomba di San Giacomo Maggiore , custodita nella cattedrale della città ma il pellegrinaggio non si limita ad arrivare alla meta, lo si potrebbe fare con un autobus; è un ‘ occasione per scoprire in modo lento e sostenibile anche un territorio ed una cultura.

Non è un’ impresa sportiva; ognuno possiede il suo ritmo per godersi e arricchirsi di un ‘ esperienza così unica, riscoprire il proprio ritmo biologico e spirituale , frequentemente violentato nella quotidianità.

Cosa spinge a partire e a mettere tutto ciò che occorre in uno zaino, andando incontro ad incertezze e paure?

Il partire stesso.

Si inizia da Saint Jean Pied Port e dopo i primi giorni e la realizzazione di ancora una moltitudine di chilometri davanti, affrontando momenti difficili e dolori fisici, si ridisegna una nuova metodologia di scandire il tempo, dedicato esclusivamente a se stessi e a stringere nuove relazioni con altri pellegrini che non sono lì per caso.

Sarà usuale sentire la parola ” Ultreya” , “andiamo avanti”, l’ incoraggiamento e il saluto che si scambia fra camminatori e la risposta sarà ” Et suseia!” ,” andiamo più in alto!”.

Le relazioni durante il cammino riveleranno una spinta ed una motivazione nuova.

Lungo le stradine sperdute della Spagna si possono incontrare tantissime ” Conchas”, le decorazioni a forma di conchiglia che indicheranno la strada da seguire, raccolte sulla sponda della Galizia a testimonianza di aver compiuto il percorso ed essere giunti a destino.

La conchiglia possiede un ricco simbolismo ed è spesso associata all’ esecuzione di buone opere, per la sua somiglianza con le dita di una mano, con la rinascita personale , con il culmine del pellegrinaggio.

Così come sarà ” familiare” imbattersi in molti ” Humilladeros”, cumoli di pietre ai lati delle strade : un segnale del passaggio dei pellegrini e simboleggiano atti di penitenza.

Un vero e proprio sacrificio quello di portare sassi più o meno pesanti sulla base del peccato da redimere.

Il peso, il fardello sulle spalle di questo cammino non è quello dello zaino ma quello della propria vita.

Le regioni attraversate dalla Porta compostelana sono Navarra, Castiglia-Leon, la Galizia.

Innumerevoli i luoghi più suggestivi ma alcuni sono evocativi, in quanto legati a leggende o miracoli; Roncisvalle, con l’ unica cattedrale al mondo ad avere , al suo interno, una gabbia con due galline vive o il Puente La Reina da attraversare rigorosamente a piedi scalzi, come vuole la tradizione.

Abbandonare la ritualità dell’ abituale permette di far crescere la persona e il ritmo dei passi scandisce la durata della giornata che inizia con il muoversi verso un’ altra tappa che sembra già appartenere.

E’ un viaggio per se stessi , da godere con se stessi o con chi ha compreso chi siamo e la nostra naturale grammatica.

Si comprende il percorso quando si arriva alla fine e una volta sfiorato lo zero si può andare oltre come individui nuovi.

All’ ultimo chilometro sale l’ emozione, quella del groppo in gola , ci si avvicina alla fine del mondo… davanti l’ oceano.

Da un viaggio si ritorna da un pellegrinaggio si riparte.

Francesca Valleri