CENSURED MOVIE

Se il ” Politically Correct” si accorgesse delle pellicole italiane, da Alberto Sordi a Lina Wertmuller, attraversando l’ intera saga di ” Amici Miei”, calerebbe in modo irreversibile la mannaia della censura.

Negli Stati Uniti l’ infame etichetta è già stata applicata ad una lunga serie di capolavori cinematografici: i titoli di testa di ” Via col Vento” sono preceduti da una minuziosa didascalia che sottolinea la criticità e il ruolo di alcuni personaggi.

Con tali restringenti regole, il Sidney Poitier dell’ epocale ” Indovina chi viene a cena” sarebbe un attore politicamente scorretto, da squalificare, messo alla gogna mediatica perché la domestica della famiglia Drayton si indigna quando il medico-ricercatore viene fatto accomodare alla tavola dei futuri suoceri.

Ma come…un ” nero” come me alla tavola dei ” bianchi”?

In realtà a quel tempo il ruolo di Poitier fu realmente uno schiaffo in faccia a ciò che allora era definibile politicamente corretto e lo ha dato senza proclami o manifesti ma semplicemente con il proprio mestiere: l’ attore.

Paradossalmente quella pellicola vista oggi con questa lente di ingrandimento sarebbe considerata una reale offesa invece è stata uno dei motori più responsabili per il superamento delle barriere razziali negli Stati Uniti.

Fortunatamente la ” censura globale” ancora non si è accorta di quel che alligna in alcune iconiche e immortali pellicole italiane; sarebbero centinaia le vittime!

Al rogo ” Travolti da un insolito destino nell’ azzurro mare d’ agosto” dove un naufrago trasforma la ” bottana capitalista”, Mariangela Melato, nella schiava anche sessuale del marinaio Giancarlo Giannini.

Lo stesso Troisi, se ad oggi fosse ancora vivo, dovrebbe scusarsi per la scena dell’ amico Robertino nella pellicola ” Ricomincio da tre”, dove durante una discussione con il giovane complessato e recluso in casa dalla madre , Massimo consiglia una terapia politically incorrect: ” Tu devi uscire, Robertì, ti devi salvare, sient’ ammè…vai in mezzo alla strada, tuocc’ effemene, va’ arubbà…”.

Per non parlare della scena imposta da Marlon Brando all’ inconsapevole Maria Schneider in ” Ultimo tango a Parigi” del ’72.

Trent’ anni dopo, il regista Bertolucci, si è sentito accusare dall’ attrice di essersi sentita umiliata da quella scena del burro, che serviva per ottenere una sodomia più credibile, non prevista dal copione; dopo quindici anni le più sincere e sentite giustificazioni non placherebbero l’ indignazione dei cancelculturisti.

Al grido ” Black lives matter” la stessa sorte per la pellicola di Dino Risi, il ” Sorpasso” , dove Gassman respinge un’ auttostoppista nera gridandole ” Vattene via, pallidona!”

Niente attenuanti per la saga di ” Amici Miei”, vera forza della natura sia per la storia che per il cast, fosse solo per l’ architetto Melandri e la sua delicata presa in giro nei confronti dei gay.

Una commedia niente affatto conformista e leggera, meglio definibile come commedia della disperazione , dove i suoi personaggi sono diventati patrimonio nazionale e hanno superato brillantemente la barriera tra finzione scenica e finzione del reale.

Se fosse uscita oggi una pellicola del genere sarebbe stata distrutta e fatta a pezzi, sia dalla critica, che l’ avrebbe accusata di bullismo, blasfemia, gratuita irriverenza, sessismo, sia dal pubblico , la cui indignazione della domenica e la cui ipocrisia pseudodemocratica non avrebbe potuto accettare l’ anarchica libertà di cinque ” zingari”.

Il politicamente corretto si fa strada anche da noi , con l’ asterisco alla fine delle parole e con il principio che “se non sei coi deboli sei un aguzzino”.

Ma ridere rimane ancora una cosa seria.

Francesca Valleri