IL VILLAGGIO DELLE BAMBOLE

Un tempo la città di Nagoro, sull’isola di Shikoku a sud ovest del Giappone, era popolata da abitanti, fiorente per il commercio, attiva e in movimento.

Da quando i giovani abitanti sono andati verso le grandi città in cerca di lavoro, con il passare degli anni la popolazione del villaggio è diminuita drasticamente.

Intorno agli anni duemila, quando Ayano Tsukimi tornò nella sua casa di Nagoro, per accudire il padre, dopo aver vissuto decine di anni nella metropoli di Osaka, fu rattristata nel trovare la città nativa trasformata in una città fantasma.

Una donna dall’aspetto forte e dai modi gentili, di una dolcezza quasi malinconica che si ritrovava sola, come soli si è raramente; intorno a lei non c’era nessuno per decine e decine di chilometri.

Una volta, a Nagoro c’era una diga, un’industria e tanta gente che lavorava; poi tutto ha iniziato a spostarsi verso le grandi città, uno svuotamento progressivo, come una morte lenta o un incantesimo rotto, oggi sono rimaste trentasette persone.

Ayano, per non sentire la fine, per non aver paura, per continuare a tenere vicino chi moriva o chi partiva, si è messa a creare bambole di stoffa. 

bambole lavorazione capelli

Pupazzi a grandezza naturale come quelli con cui giocano i bambini, somiglianti agli esseri umani e vestiti di tutto punto.

bambole villaggio

Oggi passeggiando per le vie del paese, possiamo incontrare alcune di queste bambole con abiti appariscenti, riunite fuori da un negozio oppure in gruppo con abiti invernali, in attesa alla fermata dell’autobus o ancora come donne anziane sedute lungo la strada intente a parlare fra di loro.

bambole

Le bambole sono ovunque e ovviamente più numerose dei residenti veri; negli ultimi dieci anni Tsukimi ha prodotto più di trecentocinquanta personaggi, costruiti su uno scheletro di legno avvolto da giornali, paglia e stoffa, per dare loro volume.

Al termine del lavoro le bambole vengono vestite con abiti usati.

Ayano si prende cura di ogni sua creazione, provvedendo a cambiargli abito non appena questi appaiano scoloriti o consumati .

A sessantacinque anni, “lei” è la più giovane residente.

La scuola del villaggio è stata chiusa nel 2012, ed oggi l’edificio è occupato da bambole che siedono sui banchi al posto degli alunni, con tanto di libri aperti, insegnante alla lavagna e una preside che ascolta la lezione.

bambole in aula

Tsukimi ha dato vita ad una gigantesca, straordinaria, commovente, installazione pubblica, che avrebbe potuto partorire solo una grande artista; il gesto di un’artigiana – poetessa, di una donna-bambina che non voleva restare sola.