60 ANNI SENZA MARILYN

Marilyn Monroe , sua maestà, il mito.

Bella e fragile .

Ha incarnato un sogno che si è infranto come un film hollywoodiano senza happy end ; una donna di trentasei anni trovata morta il 5 agosto, nuda, con la cornetta del telefono in mano, nel letto della sua villa a Los Angeles, dove le piastrelle sulla soglia di ingresso riportavano la frase della Seconda lettera di San Paolo a Timoteo: ” Cursum perficio”, ovvero ” Ho terminato la mia corsa.

Sguardo da bambina, intimamente malinconico, diventò quasi una dea, dalle mille vite segrete, sempre in fuga.

Al termine dell’ esistenza di Norma Jane Baker, il suo nome all’ anagrafe, rimasero sì e no tre cose, qualche pillola, la solitudine e una cornetta telefonica, mentre di Marilyn, un allure senza tempo e fuori dal tempo ma quest’ultima era un costrutto, un’ icona hollywoodiana , lo strumento con il quale Jane volle testardamente affacciarsi e mordere il mondo, non con l’ intenzione di possederlo ma di riscattare un’ infanzia nefasta.

E per lei il mondo era rappresentato, allora, da Robert Kennedy che in quella notte di agosto non rispose al telefono così come altri suoi amici che lasciarono squillare ininterrottamente le cornette non dando peso alla disperazione via cavo alla quale era oramai abituati.

Ma non telefonava la diva, bensì Jane.

Si dice che quell’ ultima telefonata del 4 agosto fosse confusa, che l’ attrice fosse stata trovata in overdose di pillole, che fu messo in atto un tentativo di rianimazione, che il tutto fosse stato opera della mafia… si dice e si racconta ma non c’è ancora oggi una verità assoluta e attendibile tranne quella che la divina in quella notte cristallizzò il mito di Marilyn, rendendolo eterno , mentre Jane era stesa su un letto di dolore.

In pieni anni Cinquanta, la Monroe, conquista l’ intero immaginario di una nazione e del mondo con un nuovo linguaggio, una sensualità mista a fragilità e insicurezza.

Andy Warhol l’ ha serializzata indissolubilmente con la pop art e la figura scelta per la riproduzione seriale fu scattata da Gene Korman , dieci anni prima, per la promozione del film ” Niagara”, un’ inedita dark lady in un abito rosso fuoco, in uno dei suoi famosi momenti musicali ( la canzone ” Kiss”).

E se per Warhol diventò uno dei soggetti preferiti, per Hug Hefner , fondatore della rivista ” Playboy”, risultò un’ ossessione disturbante a tal punto da voler acquistare , oltre che tutte le sue foto di nudo, un loculo accanto al suo perché così poteva abbracciare l’ ebrezza di giacere per l’ eternità con la divina.

Fu protagonista della famosa canzone di Elton John, ” Candle in The Wind” , che non fu composta per la principessa Diana ma per celebrare la fragile esistenza di questa donna, caparbia, speciale, spesso relegata ad oggetto che ha cercato di ribellarsi a quel sistema, nel tentativo di divenire padrona di se stessa e che con estrema lucidità è stata fattrice del proprio mito avendo chiaro il concetto di distanza fra personaggio e persona.

Si tratta di due entità separate e distinte, una che si muove sul set, l’altra che tenta di vivere una vita lontana dai riflettori e quando per le vie di New York veniva fermata per un autografo, rispondeva candidamente: “…Avevo voglia di essere un attimo Marilyn Monroe”.

Il cinema la voleva una sciocca, pedina in mano degli uomini ma era una donna estremamente intelligente e colta, leggeva Dostoevskij, Freud , amica intima di Truman Capote, ammirata da Satre che le scrisse un ruolo nella piéce “Freud”, esperta d’ arte tanto da iscriversi alla facoltà della California.

Impossibile non ricordarla nella notte del’ 62 quando cantava Happy Birthday all’ amato John Fitzgerald Kennedy, indossando un abito tempestato di cristalli super aderente a tal punto da esserle stato letteralmente cucito addosso , privo di bottoni e cerniere.

Nonostante la sua prematura scomparsa e il trascorrere del tempo, Marilyn continua a essere una stella rara, la sua luce brilla nel cinema ancora, nella moda e nell’ immaginario; seppe combattere la lotta contro la diseguaglianza, difendere la femminilità e far valere l’ individualità.

” Sto cercando di ritrovarmi come persona, a volte non è per niente facile. Milioni di persone vivono la loro vita senza mai trovarsi”.

Francesca Valleri