KINTSUGI: L’ ARTE DELLE “CICATRICI”

” Kin” oro, ” Tsugi” riunire: Kintsugi.

E’ un’ antica tecnica giapponese utilizzata per riparare vasi e ceramiche rotte, con l’ intento di un ‘ aggiustatura che evidenzi i segni rottura, servendosi dell’ argento liquido, lacca, oro o polvere d’ oro.

La storia vuole che , Ashikaga Yoshimasa, a metà del 1400, amasse circondarsi di artisti e intellettuali, presso il suo palazzo e in occasione di uno di questi eventi, durante la cerimonia del tè ,si ruppe una delle tazze più preziose.

I cocci vennero affidati alle mani sapienti dei maestri ceramisti che tentarono di porre rimedio; il risultato ottenuto non fu dei migliori, in quanto vennero impiegate delle graffe di ferro che, sì resero più solida la tazzina ma la rovinarono in modo irreparabile.

Il rimedio finale divenne il punto di partenza per la nuova arte; venne impiegata la lacca con la quale, una volta evidenziate le linee di rottura, furono poi ricoperte di polvere.

La tazzina era tornata nuova ma soprattutto possedeva un valore più importante.

Si rimarca e sottolinea il concetto di tempo che con il suo passaggio valorizza gli oggetti che amiamo.

Quando, anche involontariamente, si rompe o si frantuma una ” cosa” , un aggeggio , il primo pensiero è che sia terminata un’ epoca o un ricordo ; in realtà si è modificato il suo stato d’ essere , è stato ” semplicemente” attraversato e trafitto dal tempo ma impreziosito per mezzo dell’ amore, la cura e la tecnica di chi teneva a quell’ oggetto.

C’è un detto che recita più o meno così: ” Quando il vaso è rotto, è rotto!”

Per i giapponesi, invece ogni storia , anche se dolorosa è fonte di bellezza e ogni singola cicatrice viene mostrata e tirata a lucido orgogliosamente.

Il dolore non rappresenta un’ emozione da estirpare o da occultare, così come l’ imperfezione estetica non è in grado di compromettere l’ armonia di una figura.

Simile al viaggio della vita che non si esaurisce ma si trasforma e da qui il concetto chiave , ossia rimediare all’ errore in maniera positiva, consapevoli che un evento negativo non è la fine di tutto ma un ” pit stop fisiologico” , una ripartenza cosciente munita di perseveranza.

Un leone quando caccia la sua preda , fallisce sette volte su dieci; tecnicamente l’ 85% sarebbe un fallimento.

Cosa fa di lui un re?

Contezza e perseveranza.

Il Kintsugi è una tecnica di restauro che possiede un forte valore simbolico, rappresentando la metafora delle fratture e di tutti i cambiamenti che l’ uomo, durante il corso della propria esistenza e del suo viaggio, si trova, ob torto collo, a dover affrontare; l’ idea di base è che dall’ imperfezione possa ri-sorgere maggior perfezione, superando e guarendo anche dalle proprie paure.

Con tanta pazienza e cura la riparazione prende vita.

Le ferite dell’ anima e i traumi della mente sono scomodi, quindi meglio tacerli, nasconderli sotto la polvere del tappeto e sperare che con il tempo il tutto possa rinascere sotto un nuovo ordine; siamo certi che non potrà durare.

Che fare?…Gettare via tutto?

Con la vita non si può fare.

Siamo di fronte ad un bivio: occultare l’ integrità perduta o esaltare la storia della ricomposizione?

” Il mondo spezza tutti, buoni , coraggiosi, a tratti li uccide e non c’è vergogna nell’ essere umano spezzato”. ( E. Hemingway)

La rottura porta con se nuova interezza , nuova fioritura e la vita è la composizione e la somma di entrambe, abbracciando l’ armonia degli opposti, permettendo al dolore di fare il suo degno percorso, senza irrigidirsi, assumendo un atteggiamento prossemico nei nostri confronti.

” Quando dai alle tue esperienze negative passate il potere di definire il tuo futuro, offuscherai la tua visione del vivere i momenti di oggi”. ( Lakota)

Francesca Valleri