Eliott Erwitt si può definire un’avanguardista: un fotografo sì documentarista, sì dallo scatto in bianco e nero, ma anche pubblicitario.

Multietnico fin dalla nascita: nasce a Parigi da genitori ebrei, di origine russa; visse in Italia fino 1938 (emigrò poi negli Stati Uniti a causa del Fascismo). Stiamo parlando di colui che definì i cani come: “…… umani con più capelli!”.

fotografo Eliott Erwitt

La svolta fu data dal trasferimento negli Stati Uniti dove ebbe la possibilità di studiare fotografia e cinema. E’ assimilabile per stile a Henri Cartier-Bresson: non è presente la “morbosità“ al dettaglio ma l’occhio va diretto e diritto sul soggetto, sia esso un animale o un umano.

Gli esordi furono da documentarista (fotografo per l’esercito americano negli anni ‘50). Roy Stryker e Steichen lo avviarono alla carriera di fotografo freelance, ma l’incontro decisivo fu quello con Capa. Quest’ultimo fu il fondatore, insieme a Bresson, di una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo: La Magnum Photos. Si trattava di una sorta di cooperativa per la tutela degli scatti fotografici (diritto d’autore).

fotografie cani Eliott Erwitt

La rivoluzione introdotta dalla Magnum riguardava la proprietà degli scatti veri e propri, non più ad appannaggio delle riviste che pubblicavano, ma dell’autore dello scatto. Deteneva i negativi delle fotografie e il controllo delle didascalie. La conseguenza fu la massima espressione di libertà dei fotografi, che potevano avere “respiro” anche nei reportage, facendo emergere il proprio tratto. Il “circolo” Magnum si allargò nel giro di pochi anni. A tal punto che ottenne il soprannome di “occhio del secolo” (non a caso Bresson è riuscito ad elevare il fotogiornalismo ad arte).

Gran parte delle forze di Erwitt furono rivolte al cinema e a tutto ciò che gli girava intorno: spot televisivi, documentari, pubblicità, film. Si ricorda più di tutti “Red, White and Bluegrass”, vincitore del Premio Glassmakers di Herat.

Gli scatti in bianco e nero di Erwitt hanno fatto la storia, a differenza di quelli a colori che rappresentano quasi un’intera collezione inedita. Il grande fotografo dalla profonda ironia e umanità fu definito il “fotografo della commedia umana“. Egli trae linfa vitale ed ispirazione proprio dalla vita reale degli individui, riuscendo ad amare, in senso ironico, tutto ciò che detesta: l’eccentricità fine a se stessa, la nudità gratuita, creando una sorta di parodia.

Proprio Treviso gli dedica una mostra fotografica riguardante i lavori sui cani: ottanta scatti con relativi video. Spesso il fotografo dedica l’intero obiettivo al cane, lasciando all’umano, giusto lo spazio per un piede.

parodie Eliott Erwitt

Il cane diventa per Eliott un soggetto caro in grado di mettere in contrapposizione la figura umana. L’animale nella sua istintività e naturalezza crea un perfetto contro altare alla pomposità umana.

Gli scatti ritraggono animali in pose mosse, mentre saltano o si mostrano sorpresi. Erwitt emetteva un fischio prima dello scatto per richiamare l’attenzione del soggetto.