IL ” FATTORI” NEL FORTINO!

Forte dei Marmi, cuore pulsante della Versilia, spiaggia fine e pinete a perdita d’ occhio, che dopo il temporale sprigionano il “petricor” quel profumo di aghi di pino bagnati, il suo marchio di fabbrica.

In ” Nomen omen”, nel suo nome un presagio; le cave di marmo sulle Alpi Apuane e un Fortino in pieno centro storico, intorno al quale si sviluppò il paese, la così detta ” borgata”; il Forte Lorense è senza dubbio l’ icona di questo luogo, la sua identità e riconoscibilità.

Edificato dal Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo I , allo scopo di rafforzare il sistema difensivo delle torri costiere, incontrò diverse destinazioni d’uso nel corso della sua storia e della sua esistenza e ha sempre rappresentato il cuore nevralgico del commercio dei marmi e di tutte le merci provenienti dalle colline.

Oggi nella sua adorata Piazza Garibaldi, apre le sue porte per accogliere, abbracciare e testimoniare ” L’ Universo di Fattori” , una mostra a tratti inedita del re indiscusso dei macchiaioli, Giovanni Fattori che, con le sue ” macchie”, riuscì a dar voce alla sua amata Toscana, fra la Maremma i butteri, i soldati e i loro accampamenti durante le guerre di indipendenza.

Fra Livorno e Castiglioncello si stagliano barche e scorci di mare blu, fra realismo e realtà, affiancate da immagini potenti e iconiche quale quelle dei soldati dei francesi, interpretando, con un linguaggio innovativo e alternativo, le grandi battaglie con covi di fieno, paesaggi rurali e vita nei campi.

E’ considerato il maggior pittore della macchia (e forse anche di tutto l’ Ottocento italiano) capace di guizzi così raffinatamente geniali che gli hanno permesso di realizzare veri e propri tesori di arte; un Fattori delle ” tavolette” dove il colore si diluisce ,trasformandosi in un chiaroscuro continuo fino al Fattori più elaborato , nell’ opera militare, dove le nuance scadono in toni pastello.

In ogni opera del maestro c’è sempre la percezione della sicurezza della pennellata e l’ attenzione al dettaglio e al particolare, senza scadere mai in alcuna ricercatezza forzata; i personaggi con poco spessore, talvolta accennati, le campagne a tratti cupe, il suo magistrale tocco con il quale era in grado di donare soffio vitale agli uomini e agli animali.

Il Fortino ci regala stupore e sorpresa all’ ultimo piano dell’ esposizione, composta da una cinquantina di opere , la maggior parte provenienti da collezioni private, dunque impossibili da rivedere altrove.

Salita la scala conclusiva siamo colti da magnificenza e senso dell’ inaspettato; ci accolgono , con tanto di occhi addosso, una serie di ritratti di amici e parenti, inediti nella sua produzione, quali testimoni di scampoli di vita del pittore , fedele specchio del suo mondo e del suo personale strato sociale.

Una versione inconsueta, un’ altra faccia dell’ anima del maestro, non solo artista di nature incontaminate e uomini al fronte ma un osservatore preciso e attento della società del suo tempo.

Francesca Valleri