UNA CAMELOT IN TOSCANA!

In una piana isolata e verdeggiante, si trovano i ruderi di un’ antica abbazia, unica al mondo, quella di San Galgano , quella senza tetto, quella a cielo aperto.

A prima vista ricorda uno dei tanti monasteri sparsi tra Scozia, Inghilterra, Irlanda invece si trova in Toscana, per la precisione a Chiusdino, eretta per celebrare il culto di San Galgano.

Si avverte una grande energia in questo luogo, eternamente fermo in un tempo indefinito.

La mancanza del tetto rende il monastero come una gigantesca finestra sul cielo anche se la motivazione della sua assenza non è così romantica; le piombature della copertura furono vendute circa nel millecinquecento per mano del commendatore Vitelli.

Gli arredi poi saccheggiati.

L’ interno della chiesa è sprovvisto di pavimento, sostituito da terra battuta che in primavera si trasforma in un manto erboso verde lussureggiante che concorre a donare un ‘atmosfera ancora più mistica.

Oggi quel che resta del maestoso complesso monastico sono le imponenti mura con le navate e alcune sale fra cui quella del refettorio.

Certamente l’ aspetto più suggestivo rimane la leggenda attribuita alla spada nella roccia; Galgano era un giovane violento, dissoluto, intento ad una vita di divertimenti e piacere, finché non si convertì a seguito di due apparizioni di San Michele Arcangelo, il quale voleva farne un cavaliere di Dio.

Da qui un processo di conversione del giovane che culminò sulla collina di Montesiepi.

Abbandonò la spada e la conficcò nella roccia facendola diventare una croce , così che da simbolo di morte si trasformò in esempio di pace e redenzione.

La notizia destò scalpore e si venne a creare una piccola comunità di fedeli trasformando la collina in meta di pellegrinaggio.

La storia di San Galgano inizia per mano di monaci francesi, prende forma intorno all’ anno mille a seguito della conversione del cavaliere ne seguì un secolo di grande splendore, fino al milletrecento quando il suo declino prese il sopravvento a causa di peste e carestie che colpirono la comunità di questi luoghi e i monaci furono costretti ad abbandonare il complesso.

L’ abbazia fu sconsacrata nel 1789.

C’è da domandarsi perché i cistercensi decisero di edificare un complesso mastodontico proprio in quella valle defilata attraversata dal fiume Merse.

Probabilmente per comodità!

A duecento metri sorgeva una chiesetta, un eremo il cui primo nucleo si deve allo stesso santo; nella cappella, detta ” rotonda” per via della forma circolare della struttura centrale è conficcata la famosa spada, che a differenza di quella di Artù usata per combattere le ingiustizie, rappresentava il simbolo del cambiamento, conversione , pace.

L’ abbazia è completamente in stile gotico e sebbene al primo sguardo possa far pensare all’ emulazioni delle antiche tombe etrusche di Populonia, in realtà l’ architetto si ispirò a Castel Sant’ Angelo e al Pantheon di Roma.

Una vera Camelot in Toscana , uno spettacolo che regala emozioni diverse , un senso indescrivibile di libertà e infinito, una cornice fuori dal tempo; lo splendore che fu custode di questo luogo non è più quello di una volta ma possiede ancora un fascino irresistibile

Francesca Valleri