A VIENNA UNA CRIPTA DI DESIGN

Parlando di Vienna, Bertold Brecht la descriveva come ” una piccola città costruita intorno ai caffè”.

Nei caffè viennesi non si entra solo per prendere un caffè; la gente siede, legge, discute.

Localizzato a Berggas, nel cuore della città neogotica, a due passi dalla casa di Sigmud Freud ( oggi museo), il Krypt Bar nasce nei sotterranei di un palazzo storico del settecento.

L’ esistenza di questo ambiente , circa duecentocinquanta metri quadri, fu scoperta durante i lavori di ristrutturazione dell’ edificio sovrastante.

Una cantina sotterranea, una gemma architettonica.

Negli anni cinquanta probabilmente un jazz club ai limiti della legalità dove fiorivano loschi traffici.

Oggi, il Krypt Bar , trasformato in un ambiente contemporaneo, conserva fra le sue pietre una patina di storia e di antico glamour.

La ristrutturazione dello spazio, rispettando le leggi sulla conservazione degli edifici antichi, è ad opera del designer Buro Klk in collaborazione con un gruppo di architetti.

Nelle intenzioni dei progettisti , l’ edificio doveva conservare la sua aurea di mistero e di illegalità mischiata alle esigenze di contemporaneità e lusso attraverso una tavolozza di materiali eclittica e raffinata, giustapposta al fascino ” tempo” della muratura in mattoni faccia vista.

Una sorta di re-invenzione del genius loci che è tutta presente nel nome stesso del locale, Krypt.

Si accede allo spazio attraverso una porta dall’ aria anonima e banale e una scala galleggiante che conduce al di sotto del piano stradale: una discesa fra il trionfale e il tragico nello spirito della scena finale di” Viale del Tramonto”.

Lo spazio doveva essere rinforzato strutturalmente , quindi viene utilizzato un pavimento in cemento e un sistema di travature in acciaio ma in entrambi i casi gli elementi vengono magistralmente camuffati: il primo ricoprendolo con uno strato di marmo nero italiano, il secondo dipingendolo completamente di color oro.

Questo senso di opulenza è rimarcato dal disegno del bancone, lungo sette metri, costruito e ricavato da un blocco di marmo nero del Sahara; un grande dipinto verde, stile esotico ,è posto sullo sfondo, riflettendo la vegetazione piantata sotto la scala.

Nicchie discrete contribuiscono a creare e regalare un senso di intimità evocando atmosfere mistiche.

La cocktail list si basa sui grandi classici con qualche rivisitazione; il daiquiri alla carota o il batis mule variante del moscow mule.

Ai commensali la scelta se essere dei sofisticati James Bond o degli avventurosi Indiana Jones.

Francesca Valleri